Nasce oggi Traslando, luogo virtuale in cui confluisce la mia professionalità e contenitore di riflessioni a tema comunicazione, lingua e linguaggio. Su questo sito potrai consultare i servizi di traduzione e di formazione linguistica che offro, mentre sul blog leggerai riflessioni e approfondimenti sui temi che mi stanno più a cuore, in una veste che sia accessibile sia a un pubblico specializzato che più generalista.

Traslando nasce oggi nonostante io possieda questo dominio da ben quattro anni. In realtà i miei primi lavori di traduzione risalgono al 2013, non posso negare di avere un po’ menato il can per l’aia nel decidermi a realizzare il sito, ma a dirla tutta c’è voluto qualche anno e parecchia esperienza in saccoccia per acquisire quella maturità e quella consapevolezza professionale da farmi valere un posto tutto mio sul web.

Perciò mi presento: mi chiamo Luigi Borriello, mi occupo di traduzione e di formazione linguistica – che non significa soltanto che insegno lingue, come capirai spulciando il sito. Da piccolo volevo imparare tutte le lingue del mondo: crescendo mi sono fermato dopo la prima manciata, però sono rimasto molto, molto appassionato al modo in cui le persone usano le parole per comunicare fra loro.

Guardando indietro alla mia infanzia, mi rendo conto che la via della traduzione era l’unica che avevo davanti. Col senno di poi, identifico tre ragioni a supporto di questa affermazione.

  1. Sono nato bilingue, e in un certo senso cresciuto trilingue. Nessun genitore straniero. Semplicemente sono nato in provincia di Napoli e, come in ogni famiglia napoletana che si rispetti, in casa si parla solo dialetto. Io, però, per qualche motivo, mi sono sempre rifiutato di imparare a parlarlo, neanche quando vado a trovare mia nonna, un donnone corpulento che parla solo in napoletano, pur nell’illusione di esprimersi in italiano standard.
    A sei anni mi sono trasferito in Romagna, regione meravigliosa dove ho scoperto l’esistenza della nebbia, delle giuggiole e del romagnolo. Per motivi di sopravvivenza mi è toccato imparare i rudimenti anche di quel dialetto, quanto basta per seguire i discorsi fra un gruppo di anziani che gioca a Mah Jong – un gioco da tavolo cinese inspiegabilmente giocatissimo nell’area di Ravenna.

  2. Da piccolo ero un bambino parecchio curioso. Non nel senso che ero un ficcanaso, o almeno non solo. In un senso più ampio, meticoloso, a tratti preoccupante. In sostanza, non c’era ambito dello scibile umano che non attirasse la mia attenzione: dalla storia alla cosmologia, dalla musica al gossip sui personaggi famosi. Divoravo ogni libro e rivista che mi capitasse sotto mano, enciclopedie comprese. Uno sfogliatore seriale, un divoratore famelico di pagine. Oggi che mi ritrovo a tradurre davvero la qualunque, dal manuale di installazione di un parco eolico all’e-commerce di giocattoli erotici – cose di cui mi sono realmente occupato -, questa attitudine si è rivelata piuttosto preziosa.

  3. Sono sempre stato piuttosto snob. Lo ammetto candidamente, non senza un po’ di vergogna. Pare infatti che lo snobismo sia l’unica caratteristica che accomuna in modo trasversale chi fa il mio mestiere. Praticamente la condicio sine qua non. PS: per fortuna, fonti esterne mi dicono che sono migliorato parecchio.

Se vuoi ascoltare quello che ho da dire, seguimi su Facebook, su LinkedIn o su Twitter e riceverai aggiornamenti sui nuovi contenuti. Se invece vuoi dare un’occhiata ai servizi di traduzione e di formazione linguistica che offro, puoi spulciare il resto del sito di Traslando.